Nel primo discorso al Senato, riunito oggi per votare la fiducia al nuovo Governo, il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha elencato una serie di temi. In primis, la pandemia e la crisi economica. Il Governo del Paese, ha detto Draghi: «Farà le riforme e affronterà anche le emergenze». La lotta alla pandemia è una «trincea dove combattiamo tutti insieme, il virus è nemico di tutti».
Dopo i ringraziamenti al Presidente della Repubblica e all’ex Premier Conte, Mario Draghi ha sin da subito chiarito la natura e il posizionamento del suo Governo, che sarà «europeista e atlantista». «L’euro è irreversibile – ha detto Draghi -senza l’Italia non c’è Europa ma fuori dall’Europa c’è meno Italia. Non c’è sovranità nella solitudine». Per affrontare le rivalità tra i partiti della sua maggioranza ha invocato lo «spirito repubblicano» e «l’amore per l’Italia che unisce tutti», sottolineando inoltre che «l’Unità non è un’opzione ma un dovere».
Applauditissimo dai Senatori della maggioranza, il Premier, consapevole del carico delle attese che gravitano sulle sue spalle e delle macerie da cui il Paese deve rinascere, ha parlato davvero a tutti. «Ci sarà una ricostruzione come avvenne nel dopo guerra», ha affermato. Draghi ha elencato poi una lunga lista di temi e sfide interne ed esterne, dalla gestione del Recoverty Plan, al fisco, per soffermarsi a lungo su disoccupazione e lavoro, povertà e disuguaglianza, ambiente, parità di genere, giovani e giustizia civile. Ha ribadito centralità del nostro Paese in Europa ed ha invocato l’orgoglio italiano per il contributo alla nascita e crescita dell’Unione.
I dossier Mediterraneo, UE, Ambiente e Immigrazione
«Avremo a disposizione circa 210 miliardi lungo un periodo di sei anni», ha ricordato il nuovo Premier, mettendo in luce gli obiettivi strategici da perseguire: «La produzione di energia da fonti rinnovabili, l’inquinamento dell’aria e delle acque, la rete ferroviaria veloce, le reti di distribuzione dell’energia per i veicoli a propulsione elettrica, la produzione e distribuzione di idrogeno, la digitalizzazione, la banda larga e le reti di comunicazione 5g».
Sul fronte dei rapporti internazionali, il Premier ha sottolineato quali saranno i punti cardine dell’azione del nuovo Governo che agirà «in linea con gli ancoraggi storici dell’Italia». A guidare il nuovo esecutivo sarà «una profonda vocazione per il multilateralismo» e per «l’insostituibile ruolo delle Nazioni Unite».
Draghi ha ricordato il rapporto strategico e imprescindibile con Francia e Germania, ma allo stesso tempo ha rimesso al centro dell’attenzione italiana l’area del Mediterraneo allargato, con particolare attenzione alla Libia, al Mediterraneo orientale e all’Africa, aree di interessi prioritari per il nostro Paese. La questione ambientale e migratoria sarà al centro dell’agenda del Presidente Draghi. «Occorrerà consolidare la collaborazione con gli Stati a cui siamo accumunati da una specifica sensibilità mediterranea e da una condivisione di problematiche», ha affermato ancora Draghi, indicando a tale proposito Spagna, Grecia, Malta e Cipro.
Per il Premier, la sfida della questione migratoria dovrebbe realizzarsi in cocerto con l’Europa. In tal senso Draghi ha citato il “nuovo Patto per l’immigrazione e l’asilo”, presentato nel novembre scorso dalla Presidente della Commissione Europea Ursula Von Der Leyen:
Altra sfida sarà il negoziato sul nuovo Patto per le migrazioni e l’asilo, nel quale perseguiremo un deciso rafforzamento dell’equilibrio tra responsabilità dei paesi di primo ingresso e solidarietà effettiva. Cruciale sarà anche la costruzione di una politica europea dei rimpatri dei non aventi diritto alla protezione internazionale, accanto al pieno rispetto dei diritti dei rifugiati.
L’immigrazione continua, e continuerà ad essere un fronte molto caldo nel nostro Paese, lasciato spesso solo dall’Unione e in balia tra propaganda anti-migranti e mancanza di politiche adeguate.
In generale, le politiche migratorie sono state in qualche modo il tallone d’Achille dell’Unione a causa delle divergenze nelle visioni e la pressione degli interessi nazionali. Il Premier sembra molto deciso ad affrontare la questione Ambiente e Migrazione con equilibrio. È evidente che per il neo Presidente del Consiglio Draghi, che ha citato anche Papa Francesco, il nuovo percorso europeo per superare il trattato di Dublino con il “patto su migrazione e asilo”. Un patto molto osteggiato da Austria Polonia e Ungheria ma che rappresenta un’opportunità per “europeizzare” il tema e coniugare responsabilità con solidarietà (anche in merito al ricollocamento dei migranti) e per non lasciare soli i Paesi di frontiera, Italia su tutti.
Il leader della Lega Salvini ha dato l’assenzo al Governo Draghi e sembra essersi “convertito” all’europeismo, votando a favore del Recovery Plan in seno al Parlamento Europeo (in precedenza era contrario). Mentre, sul fronte immigrazione, Salvini tenta qualche operazione di make-up ma non sembra intenzionato ad abbandonare le sue posizioni e a lasciar spazio alla sinistra, colpevole di aver abolito solo in parte i decreti sicurezza.
In una recente intervista per Avvenire Mattero Salvini ha detto: «Credo sia corretto uniformarsi agli altri Paesi europei, ricordando che chi arriva in Italia arriva in Europa. Ho anche aiutato i profughi veri ad avere l’accoglienza e i diritti che meritavano. A me basta, a legislazione vigente, una politica seria di controllo e verifica di chi entra nel Paese. Non stiamo a smontare e rimontare decreti».
Lo spazio della battaglia politica tra Lega e Pd si giocherà dunque in realtà nella scelta dei Sottosegretari e Vice-Ministri ed è probabile che il Leader della Lega proverà a piazzare qualche fedelissimo per presidiare il campo. Il Pd sembra intenzionato a tenere duro sul tema e qualcuno addirittura avanza l’ipotesi di resuscitare la proposta di lavoro sullo ius culture. Un azzardo per un partito che forse non ci crede più ma che serve come bandiera ora e che è impegnato a gestire la rivolta interna per la mancanza di nomina di donne tra i Ministri.
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